Il settore giovanile della Polisportiva. I nostri ragazzi disputano il Campionato Nazionale Giovanile.
IL PROGETTO “AMICUCCIOLI”
Nel mio peregrinare in Italia, ho giocato per due anni nella squadra di Cantù e per uno al Santa Lucia di Roma.
In entrambe le società ho avuto modo di incontrare bambini che iniziavano a giocare a basket; dapprima sono stato solo spettatore attento, poi ne sono rimasto totalmente affascinato. Ho così cominciato ad entrare gradualmente in questo mondo, all’inizio come semplice collaboratore, poi via via sempre più responsabilizzato tanto da assumere il ruolo di allenatore della squadra giovanile di Cantù insieme al mio amico Andrea Rocca.
E’ stata un’esperienza fantastica che mi ha arricchito notevolmente da un punto di vista sportivo ma soprattutto da quello morale. I due anni passati a Cantù, in particolare, sono stati intensi ed emozionanti. E tra i ricordi più belli, ci sono proprio i sorrisi dei bambini durante gli allenamenti.
Quella stessa esperienza ho trasferito al S. Lucia ed anche qui ho avuto modo di allenare i piccoli del vivaio.
Tornato a Giulianova il mio primo pensiero è stato quello di costituire una squadra anche nella mia piccola città. Ho iniziato così ad organizzare dei campus estivi ed è stato subito un successo.
Grazie a questo campus, e complice pian piano l’efficacissimo e intramontabile “passaparola”, ho iniziato a lavorare con due bambini e – due anni dopo – contavamo già 10 piccoli splendidi atleti.
Erano nati gli “Amicuccioli”.
Questo simpaticissimo nomignolo è una sorta di diminutivo della denominazione sportiva “Amicacci”, che è appunto la nostra società, ed è stato coniato dal forum di basket rosetano.
Oggi il gruppo ha una segreteria gestita da Milena ed un comitato per la gestione composto da genitori dei piccoli atleti.
Per il momento davanti a noi c’è tanta strada da percorrere e tanto allenamento da fare, ma c’è anche tanta volontà e tanta determinazione nei bimbi, elettrizzati dalla prospettiva di poter giocare e divertirsi e magari essere protagonisti.
Sicuramente però non è tutto facile; le difficoltà, oltre che logistiche, sono soprattutto finanziarie; una carrozzina da gioco ha un prezzo esorbitante: circa € 2.000,00. E ovviamente non tutte le famiglie possono permettersene l’acquisto.
Siamo quindi alla ricerca di istituzioni o di imprenditori sensibili alla difficoltà dei nostri piccoli leoni e che vogliano farci questo regalo, o anche solo aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo. Vorrà dire che nel frattempo, da parte nostra, continueremo a praticare l’arte di arrangiarci, facendo comunque del nostro meglio.
Ovviamente, però, la valenza di questa mia iniziativa non va limitata ai soli risvolti sportivi, ma intesa in termini più generalmente sociali.
Ho avuto conferma dalle mie esperienze personali che un bambino disabile, educato sin da piccolo a fare sport, si abitua a mettersi in discussione e ad affrontare la competizione, senza contare sull’aiuto di nessuno.
In questo modo è naturalmente più probabile che egli possa raggiungere quell’equilibrio e quell’autonomia che spesso un ragazzo disabile non ricerca perché troppo “aiutato” dalla famiglia e quindi non acquisisce se non in età adulta.
E’ proprio questo uno dei punti di maggior interesse sotto l’aspetto sociale e formativo. Perché l’aiuto dei genitori è giusto che ci sia, anche in relazione al grado di disabilità del proprio figlio, ma quando fornisce sempre la soluzione ad ogni problema rischia paradossalmente di divenire diseducativo, obbligando il ragazzo disabile a crescere in un mondo virtuale anziché nella vita “vera”, quella vita con la quale dovrà però inevitabilmente prima o poi confrontarsi.
Galliano Marchionni